TransumArti- Arts en Transhumance

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TransumArti - les Arts en Transhumance, è l'eco-luogo per la formazione dove le arti transumano in primavera ed estate. Questo blog segue le tappe dall'idea alla realizzazione.

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In questa sezione, pubblico articoli per me importanti, tradotti dal francese all'italiano e viceversa.
Dans cette partie, je publie des articles importants pour moi, traduits du français à l'italien et vice-versa.

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12 décembre 2015

"Saper fare le proprie sementi, è la base del mestiere di contadino"

Martina Widmer è una delle tre registe del documentario “Semences buissonnières”, uscito in DVD a settembre 2015. In questo film viene promosso l’uso di sementi naturali, libere, riproducibili e trasmissibili. Una fucina di legami sociali e di ritorno alle tradizioni paesane.

Cosa vi ha spinto a realizzare un documentario pedagogico sulle sementi naturali?
Nella nostra fattoria di Longo Maï (nel comune di Lamans, in Francia), con l’aiuto dell’associazione Kokopelli, abbiamo imparato a fare le nostri sementi. Ci siamo accorti che raccogliamo ben più semi di quanti ci servano. Ma non potendo venderli, li distribuiamo gratuitamente nei mercati. Oltre a questi doni, ci siamo detti che sarebbe stato ancora meglio se le persone reimparassero a fare da soli le proprie sementi, affinché ridiventi una pratica di uso comune.
Abbiamo organizzato dei corsi per insegnare questa tecnica. Ma purtroppo queste formazioni non ci permettono di mostrare in modo temporale tutta l’evoluzione delle piante, ossia come passano da seme a seme. 
Ecco perché abbiamo deciso di sviluppare un supporto video con lo scopo di spiegare i gesti contadini, tutte le tappe della vita di una pianta e che trasmettesse i trucchi del mestiere. Ci siamo concentrati su 32 specie di frutti e verdure.

Abbiamo impiegato tre anni per realizzare questo documentario che è stato girato essenzialmente nella fattoria di Longo Maï. Ma poiché volevamo mettere in luce anche altri climi e altri suoli, la nostra squadra si è anche spostata vicino a Nizza e in Borgogna - presso alcuni produttori professionisti di sementi; nello Giura e nell’Ardèche - a più di 1000 metri di altezza; e vicino alla città di Arles.

Che differenza c'è tra un seme "naturale" e un seme "industrializzato"? 

Una semente naturale è chiamata "seme ad impollinizzazione aperta". Con essa, la varietà di una specie resta la stessa da una generazione all'altra. Certo, si modificherà pian piano per adattarsi alle influenze del suolo e del clima. Ma le sue proprietà resteranno stabili. Col tempo e l'attenta osservazione, il contadino può valorizzare certe caratteristiche della pianta. Ciò assicura la diversità di qualità e di gusto. 
Con le sementi ibride, non si sa ciò che si raccoglierà. Sono il risultato di un incrocio e per questo instabili da una generazione all'altra. I semi ibridi sono essenzialmente selezionati per favorire l'agricoltura meccanizzata ,ma anche per essere stoccate e resistere ai trasporti. 

Come funziona oggi il mercato delle sementi?
Nei paesi industrializzati, la diffusione e quindi la selezione delle piante è cambiata completamente. Sono i sementieri in situazioni di monopolio a mettere sul mercato. E questo, già dal secolo scorso. C'è stato soprattutto un'accelerazione dovuta alla vendita sempre più frequente di sementi ibride. 
Direi che oggi rappresentano l'80% delle sementi commercializzate. Esiste un diritto di proprietà su queste sementi, vale a dire che bisogna pagare per utilizzarle. E come dicevo, non possono essere moltiplicate. Questo mercato è quindi molto redditizio per sementieri industriali, visto che gli agricoltori devono comprare ogni anno nuovi sementi.

Solo qualche decennio fa nel Catalogo ufficiale delle specie e varietà vegetali, una gran parte delle sementi non erano ibride. All'epoca, potevate prendere una varietà e moltiplicarla voi stessi nel vostro giardino. Oggi non è in pratica più possibile. Il costo per poter iscrivere una semente in questo Catalogo, quindi in un ambito legale, è molto elevato.  Ciò esclude un numero elevato di persone fisiche e morali. E nuoce all'accesso ad una grande diversità di semi.

Certo, esistono associazioni, anche a livello europeo, che continuano a vendere sementi ad impollinizzazione aperta, sul quale non esiste diritto di proprietà. Tentano di far capire alle autorità europee l'importanza, per la biodiversità di mantenere numerose varietà di sementi che si possano moltiplicare. Ad esempio, è il caso di No patents on seeds.

Su chi potete contare per riuscire nella vostra promozione dell'agricoltura cittadina?
L'associazione Kokopelli è emblematica. Esiste anche la rete Semences paysannes.

Le scuole di agraria cominciano ad adattare le formazioni alla biodinamica. Faccio riferimento ad esempio alla scuola di Lons-le-Saunier e dell'Obernai (Francia).

In Grecia ho scoperto un festival annuale del libero scambio di sementi. Era un'iniziativa dell'associazione Peliti, molto attiva nel mantenimento delle sementi naturali. Quest'azione è essenziale in un paese toccato dalla crisi economica, permettendo agli abitanti di nutrirsi e di ritrovare un'autonomia alimentare.

Perché promuovete l'uso di sementi libere, riproducibili e trasmissibili?
Perché è un modo di incoraggiare l'agricoltura contadina, basata sull'equilibrio, l'armonia, la biodiversità e il rispetto del suolo vivente. D'altra parte, contribuisce a preservare l'enorme conoscenza degli agricoltori sull'equilibrio dei suoli, l'influenza degli insetti e delle piante, etc.

Inoltre quando utilizzate delle sementi a impollinazione aperta, raccogliete molti semi. Una sola insalata produce ad esempio migliaia di semi; un pomodoro ne produce cinquanta; una pianta di fagioli ve ne darà un centinaio. Ciò vi permette di darne ai vostri vicini, di scambiarli. Ed è alla portata di tutti.

Saper fare le proprie sementi è alla base del mestiere di contadino e questo sapere deve essere di nuovo condiviso. Può ridursi anche solo nell'andare al mercato dietro casa e discutere con gli agricoltori present o nel visitare la loro azienda per capire come lavorano... è già un primo passo per riconnettersi con il mondo contadino.

(dichiarazioni raccolte da Thomas Masson)

traduzione dell'articolo:

« Savoir faire ses propres semences, c’est le cœur du métier de paysan. »

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